Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977
12 E' l'inizio-accordo della prima elegia duinese: . Chi, . \ e gridassi, chi potrebbe cogliere il grido, tra gerarchie d1 Angeh. .... ..... . Poiché il bello non è se non l'inizio del terribile ......... . . ...... .. ciascun angelo è il terribile. _ , 13 L� dist�a dall'ipotesi benjaminiana sulla « riproducibi hta tecrnca » e consumata; Benjamin rimane chiuso nel definirne la caduta, dentro l'idea di aura, come principio ' spirituale del lavoro, e quindi, non può non verificare il suo dissolversi; con ciò perde di vista il continuum soggetto-oggetto che la caduta dell'aura significa, e che fonda il lato perverso dell'oggetto stesso (la sua de-iezione baudeleriana); in questa « perversione è la ragione ultima della riproduzione tecnica - come spostamento - tegata ad una economia politica dell'immaginario, strumento stesso della sua generalizzazione; da qui la sua ambiguità sulla necessità storica dell'industria culturale, proprio nei saggi su Baudelaire, W. BENJAMIN, Angelus novus, Einaudi, Torino 1964. 1 4 Sonetti ad Orfeo, 2/2 . . .. ... . spesso gli specchi trattengono in sé il sorriso sa,nto - unico, di una giovane, e allora del rèspirare del vero volto, come risultato, non cade se non un riflesso. Ah! chi può dunque conoscere il consumarsi della terra? 1 5 E' la dialettica ornamento/non ornamento che preserva Vienna {e Rilke) dall'esperienza dell'avanguardia tecnologica, e la sua trasposizione in valore-denaro del valore-arte; è questa unità, prodotta come macchinario-corpo, che procede oltre la pura constatazione della generalizzazione dell'economia politica. 1 6 La filosofia propria dell'avanguardia dell'eternità del capi tale, si può ritrovare sotterranea, anche se in posizione negativa simmetrica, in Lukacs e Brecht; è interessante al proposito il giudizio che è dato sull'opera di Rilke, simmetricamente opposto ma costante nel'afferni'are la p ' ropria distanza-assènza dai mec canismi dello sviluppo, fuori dalla produzione, verso altri spazi di intervento proiettati; LUKACS, Breve storia della letteratura tedesca, Einaudi, Torino 1956, connota la poesia di Rilke come poesia della sicurezza, ideologia del capitale stabilizzato, ricono scendovi con ciò la funzione positiva-produttiva ma per ciò opponendovisi frontalmente; invece BRECHT, Scritti sulla lettera tura e sull'arte, Einaudi, Torino 1950, polemizza (nel 1927) contro una poesia i cui valori non servono niente e nessuno, astratta mente improduttiva, e da ciò critica la non-popolarità di Rilke; entrambi così, secondo precise differenze storiche, rimuovono centrandosi sul problema della « rappresentativi_tà sociale » del lavoro artistico, il come esso arriva a rappresentare, quale lavoro compone in sé e quale pulsione: oggetti critici che soli permet- . tono un superamento della posizione ideologica in sé, che Rilke 98
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