Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977

mai, questo punto per amor di chiarezza e di verità, è necessario far entrare in campo anche un elemento che per il momento è stato soltanto menzionato, «Oggetto O». 2) L'oggetto « o». La struttura completa L'oggetto «o» è un piccolo oggetto all'interno dell'Og­ getto-reticolo che si è rivelato percorso · e strutturato dal­ la «parola piena», fa quale in definitiva è una struttura reticolo, rivelatosi così in profondità. E' necessario analizzare se anche l'oggetto sia preso nelle grinfie della parola, oppure conquisti una posizio­ ne autonoma nell'intera struttura (ricordando che questo dubbio si può avere solo partendo dalla posizione origina­ ria di superficie). Se torniamo sulla frase originaria notiamo come Du­ champ abbia un sacro rispetto per l'opera d'arte, tanto che l'atteggiamento più consono a questa idolat·ria sia una intensa contemplazione; per cui Duchamp mantiene in una posizione autonoma l'opera d'arte a doverosa di­ stanza dall'occhio, in quanto è proprio tale distanza a dare un senso interpretativo giusto alla stessa opera d'ar­ te, e, con maggior timore, a doverosa .distanza dalla paro­ la ,che si può sovrapporre all'opera d'arte. Però è lo · stesso Duchamp ad ammettere che l'opera d'arte può dire qualcosa, ma con quali mezzi l'opera d'arte può dire qualcosa, se non mediante la parola v, isto che f'im­ magine inganna? Quindi, affinché tra l'opera d'arte e colui che ascolta si stabilisca una auscultazione poggiante suH'oggetti'Vità ,della interpretazione e non su una comu­ nicazione soggettiva, è necessarfo che il commento anali­ tico ,dell'opera d'arte venga comunicato mediante ,la paro­ la e comunichi una «parola»; ma, ed ecco l'importante, «fa parola» che l'opera d'arte comunica. Pertanto la pa­ rola comunicata dall'opera d'arte può tradire solo se ci accontentiamo di scoltarla solo travestita da occhio ma questo non èJ il nostr.o caso. Fino ad ora l'analisi ha mostrato come la paura di Duchamp per quanto riguar- 36

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