Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977

di ciò che nascondono, « le rappresentazioni sono messe in scena da ciò che nascondono - che hanno la funzio­ ne , di nascondere - esse esistono solo per dissimulare là ragione della loro esistenza» (Cahiers pour l'analyse, cit., pag. 29). Per ,dissimulare ciò che questa immagine nasconde è necessario trovare « quell'elemento che non quadra, ma che inganna l'occhio, e per cui ogni percezio­ ne è disconoscimento, chiamando il suo posto il punto utopico della struttura, il suo punto improprio, o il suo punto _all'infinito» (Cahiers pour l'analyse, cit., pag. 30). Quindi è necessario ora cogliere questo punto utopi­ co, mediante una conver,sione della prospettiva, cioè una convergenza del piano verso il proprio interno, attuata mediante un movimento di risucchio. 2) posizione A questo punto dalla rappresentazione si passa alla topologia che raffigura non più una pseudo-struttura ma bensì una ·struttura che si definisce « ciò che costituisce un'esperienza per H soggetto da es 1 sa inoluso» (Cahiers pour l'analyse, cit., pag. 28). Nella prima posizione i soggetti sono due ed uno tie­ ne in scacco -l'altro, mentre nella seconda posizione si parla ,di un soggetto che fa esperienza all'interno della struttura, ciò vuol dire che uno dei due soggetti si è rivelato essere- di troppo oppure che non si èJ rivelato soggetto. Per conoscere la verità è necessario cogliere il punto utopico, cioè quel sintomo-significante che è maggiormen­ te caricato di carica contraddittoria tanto da rivelarsi più debole di resistenze; bisogna dire che tutta la frase di Duchamp è •sintomatica anche se presenta dei punti decisamente più marcati. Il sintomo è llllla metafora cioè un significante che significa un altro significante, per cui invoca un'al­ tra scena ed in questo caso la invoca tutta intera, cioè un aprirsi interno dell'immaginario, mediante se stesso, ai propri effetti. Se lo stesso immaginario, qui inteso 32

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