Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977

gia dell'oggetto reticolo sopra ricordata deve scaturire dal farsi dell'oggetto e non dalla sua violenza. Pertanto non bisogna partire dallo spazio unito, ma dal fondo della frase, cioè dal punto in cui il fuori passa nel dentro. Il fuori; la facciata-immagine si presenta alquanto ru­ vida, violenta nei confronti della parola che sembra non avere scampo nei determinati e wolenti attacchi dell'oc­ chio, ma tale ruvidezza non è quella tensione elettrica, quella drammatizzazione, quel mostro che si ·scopre de­ centrando l'organizzato, in quanto non si scopre nella profondità ma riveste un fuori, un punto di partenza, una mediazione per scivolare al centro del· reticolo per impossessarsi dei segreti della sua organizzazione in­ terna. La rappresentazione orgiaca costituiva il fondo dell'or­ ganizzato dove la s f ida era un'immagine viigorosa e preci­ sa della « rappresentazione orgiaca» ,stessa, mentre ora l'organizzato deve scoprire se stesso e i suoi propri limi­ ti partendo proprio ,dalla drammatizzazione, dalla ruvi­ dezza. Se la diacronia rettilinea, che percorreva i punti di tensione esterni posti tra i due estremi, era la marca di fabbrica che indicava l'assenza di tridimensionalità e quindi di chiusura interiore, la sfida topologico-struttura­ le è la differenza massima, nel genere delle sfide, della sfi.da orgiaca: ciò che si trova puntuah::nente nella sfida topologico-strutturale manca alla sfida orgiaca, mentre ciò che possiede la sfida orgiaca non può mancare alla sfida topologico-strutturale. Ciò sta ad indicare che la topologia strutturale della ,sfida, oltre ad essere sincroni­ ca, come dimostra lo « spazio unito», cioè ad essere un complesso rapporto di elementi che ritornano con diffe­ rente precisione geometrica, presenta un tempo di svilup­ po che si elabora fin che i piolini stradali segnano il · chilometraggio. Bisogna ricordare che la sfida, in tale oggetto-reticolo, si svolge internamente e non alla superfi­ cie per cui i soggetti chiamati in causa nella sfida non possono assumere una posizione arbitraria rispetto al complesso in cui si muovono, bensì, come vedremo, nel- 29

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