Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977

la: loro mettevano in atto, come l'analizzato che « no:tl ricorda assolutamente nulla degli elementi che ha dimen­ ticato e rimosso, e che egli piuttosto mette in atto». In me l'incontro risvegliava rl sentimento del passato; il presente che vedevo accendeva memorie; per compren­ dersi si gettava all'indietro, inseguiva ripetizioni, fissava anacronismi, istituiva paralleli, ripassava scacchi, ricom­ poneva perdite: lavorava di memoria. Nel movimento di simultaneità la memoria, in una rapida corsa stabiliva, con il presente rapporto, immettendolo in una articolazio­ ne di piani (Spazi) temporali; nel senza tempo della me­ moria che simultaneamente accendeva vita in differenti luoghi temporali, e dell'io, questo strano luogo di ricor­ di materiali che è appunto -l'io, situava la propria mate­ riale presenza. Questo movimento per comprendere si conosceva in quanto tale proprio per la differenza che lo fronteggiava, e lo metteva in questione. Di fronte a me, alla complicata topografia, e geografia del mio capi­ re che per capire doveva ripassare macerie, ricordi, fram­ menti, da ricomporre alla fine nella continuità, unità, e identità della mia biografia - un capire cioè che si aTticola in 000I1dinate spazio-temponrli anche nella co­ scienza: di fronte a me una esistenza diversa, diversa­ mente gettata nel vuoto di una caduta ,solidarietà trn i modi temporali, nello spazio dissolto e fratturato di un mondo «metropolitano». La domanda su quella esisten­ za affiorava come un interrogativo ·sul tempo, e la memo­ ria: come si dà formazione dell'io quando la memoria è caduta, e la contemporaneità si fa unica guardiana del tempo? · L'occasione d'origine di questi pensieri è dunque ne­ gli incontri di questi giorni. I pensieri in se stessi sono più antichi. Risalire lungo il cammino che li ha determi­ nati non serve: porterebbe per strade e viottoli troppo personali, e. davvero privati, incomprensibili, tornanti. 150

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