Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977

saldamente· radicata sui suoi sostegni universitari: lo ve­ dete quanto è regressivo (per non .dire reazionario) un film popolare, spettacolare come «Il ponte sul fiume Kwai»? Ti da l'illusione che si possa essere insieme ribel­ li e conformisti, apocalittici è integrati, colonnelli e ribel­ li, Alee Giuness e William Holden. Ti consente il doppio, contraddittorio piacere di ricostruire un ponte e di farlo saltare per aria. Quant'è diversa, quant'è! più dura la realtà. Meglio non dar retta alle favole. Dice la seconda équipe, assai meno attrezzata e inte­ grata della prima. Non badate alla storia, alla trama, non badate al «significato». E' vero, in questo film due destini contrapposti e divergenti sono vissuti in congiun­ zione dallo spettatore, che si può identificare contempo­ raneamente rrel colonnello e nel ribelle. Ma badate al significato. Nel grembo accogliente del cinema questo mi­ racolo accade davvero: i due destini non sono più divisi, sono ricomposti dentro lo spettatore che opera (gode) la doppia simultanea identificazione. E' una modalità tota­ lizzante, regressiva? E se questa regressione ci dicesse: quei due destini devono essere riuniti; quelle due strate­ gie alternative nei confronti del ponte devono essere· ri­ condotte àd una; quelle due figure di personaggio devo­ no essere reintegrate in un'unica figura? Se quella regressione fosse l'unica capace di dar voce ad una «m o rale» difficile e «progressiva»? Beniamino Placido P.S. Quando si dice che « Il ponte sul fiume Kwai » è una favola si deve aggiungere subito, per vanificare le connotazioni inevitabilmente negative appiccicate a questo termine, che lo è nel senso in cui lo sono le favole riviste e rivalutate in un re­ cente, acutissimo libro di Bruno Bettelheim ( « The Uses of Enchantment », New York, 197'6). Dove è spiegato ·anche - e nessuno saprebbe farlo come Bettelheim - come e perché è essen­ ziale che certe strutture immaginarie siano tutte implicite, sfug­ genti, apparentemente « evasive » perché funzionino. E funzionino in senso « progressivo ». In questo senso si era detto dapprin- 147

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