Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977
turbata da questi sanculotti in diciottesimo e in jeans. MHano, 7 novembre 1976. Attraverso il centro per i miei affari, ma via via che mi inoltro una immagine cresce e si precisa. Dice Aristotele che nulla come le sensazioni sia in grado di farci rivivere il passato. Non so se abbia ragione; ma in questo caso il tempo si stravolge, gli anni si cancellano: Milano, 1944, 1945. File di autocarri militari, centinaia ·e centinaia di uomini ar mati, in divisa, i cannoncini dei lagrimogeni postati ovun que, i passanti allontanati e fatti deviare con modi bru-schi. E' tornata la guerra, l'occupazione? Non dev'essere proprio così: •le automobili circolano, gli edifici sono in tatti, i negozi ostentano le loro merci di lusso. E infatti_ non è così: il nemico sono un paio di migliaia di giovani e di ragazze - qualcuno c o n bast o nacci, aste di bandiera, spranghe, qualcuno anche con le molotov, è vero, o alme no il tascapane pieno di sassi- E' facile prevedere chi vincerà la battaglia: all'ora stabilita, puntualmente, le note della Boheme squilleranno innanzi alla platea, ai palchi, al loggione della Scala e in tutte le case d'Italia. I teppisti non hanno prevalso: a parte qualche tram dan neggiato, qualche centralina semaforica messa fuori uso, a parte qualche pestaggio, parecchi fermi, alcuni feriti (ma non d'arma da fuoco) non ·èJ successo nulla di gra ve: per fortuna, il morto, non ·«c'è scappato». All'indomani, alfa redazione milanese della «Repubbli ca», un ragazz;o e una ragazza dei «circoli». Si sono seduti vicini, all'estremità del lungo tavolo, non appaio no intimiditi, ma, questo sì, estremamente fragili. Denun ziano il fatto che a loro - lui fa il facchino, a quanto pare saltuariamente, in un supermercato, lei non si capi sce bene, forse niente, non ha -lavoro - sembra intollera bHe che un posto nelle poltrone di proscenio costasse - quella sera - più di centomila lire, dicono che è ora di smettere con questi fasti cittadini, si rifiutano di stringe re qualche mano. Ma, soprattutto, si difendono: sì, è vero, qualcuno ha scagliato i sassi contro i finestrini dei tram, ma lo sappiamo, noialtri, che li odiano, questi 118
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