Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

smo giustamente rifiuta. Sicché la prostituzione così co­ dificata appare ciò che è, ossia una manipolazione in vista di certe finalità di potere e di subordinazione, con le quali il rapporto che ho creduto di descrivere ha poco a che fare. Nella sua versione esclusivamente « in a», la prostituzione, come sistema di segni, si allinea piut­ tosto al matrimonio, in quanto scambio di un valore (la donna) contro un altro valore. Ma in tutto quanto si è detto finora qui, i partecipanti al rapporto non rice­ vono nessuna qualificazione come « maschio» o _ « fem­ mina»: tanto è vero che niente muterebbe del ragio­ namento se alla combinazione eterosessuale si sostituisse quella omosessuale. E' vero tuttavia che il denaro si connette con il po­ tere e anche in questa congiunzione andrebbe ritra­ scritto il rapporto P, sebbene non più secondo la facile formula del « potere di chi compra su chi vende». Resta aperta pertanto tutta una serie di punti che que­ sto discorso ha saltati. Secondo quale figura (vorrei proprio dire: figura retorica) la prostituzione, in quanto _ connotata dal denaro, si introduce nella società? da dove provengono le « perdite» sulle quali si imposta il rapporto? come si può parlare di un senso « prole­ tario», cioè espropriato, del corpo, ecc.? Fungibilità Conseguenza abbastanza stupefacente: non si dà vit­ tima o carnefice, padrone e servo, almeno secondo la nomenclatura abituale, nella prostituzione. Altra analogia con il mondo della narrativa sadiana, dove in radice nessuno è esentato da nulla, giacché l'arbitrio totale del godimento pareggia sujets e maztres. Qui la comu­ nità non di eguali ma di equivalenti o a dir meglio: 42

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