Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

ni » è oltraggiosamente mistificatoria: sembra imporre nella forma dell'ironia, una lettura invertita. Del resto una straordinaria componente sarcastica, buffonesca compare - con marche di tipo lessicale o sintattico - anche in quel testo che si crederebbe per definizione alieno a tale aspetto: Les 120 journées de Sodarne (au­ spici, prevalentemente, il presidente Curval e il duca di Blangis). Ma questo rilievo abbastanza ovvio non sgombera del tutto il campo. La Justine è anche il luogo del rin­ negamento (paterno): il libro di cui Sade si disconosce pubblicamente autore: basti rimandare al pamphlet' con­ tro Villeterque ·« follicolaire ». E' dunque l'occasione ab­ bastanza ambigua, sintomatica, della devianza masche­ rata {stilisticamente), della beffa come « lettura inver­ sa », della negazione. La sua sindrome metaforica non si spiega completamente con una semplice assunzione, per moda o comodità letteraria, delle procedure caratte!'istiche dei romanzi libertini o « neri » dell'epoca. Le trascrizioni figurate di atti erotici, le perifrasi neoclas­ siche di organi sessuali che le citazioni, prese a caso dal libro, accumulano più sopra, hanno le loro forme in chiaro, se così si può dire, in una infinità di passi di Juliette o delle 120 journées. Che cosa intercorre fra questo linguaggio a due livelli retorici e quel linguaggio a un unico livello, che fonda non solo la grandiosa reto­ rica idiolettica di 1Sade ma addirittura rompe di là dal fatto letterario? La cronologia ha poco da dire: le 120 joùrnées, per esempio, antecedono Justine. Non con­ verrà nemmeno accentuare la spaccatura ma sèmplice­ mente registrare la differenza (e intanto. la frase figu­ rata: « son ignominieuse passion s'assouvit dans le lieu qui m'interdit toute plainte » costituisce un piccolo ca­ polavoro di Galgenhumor sadiano ma anche un enigma, una condensazione poetica (ma sì!), una condensazione d'arguzia, insomma un motto di spirito nell'accezione 37

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