Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

* * * E' al discorso che dobbiamo tornare, e particolar­ mente al discorso del maitre, di cui possiamo dire ora che è il discorso del giurista, più ancora del discorso scientifico che non ne è che il prolungamento. Quando Kelsen parla della scienza dei fatti ·di Natura come di quella che mostra la serie infinita delle cause e degli effetti, non fa che confondere il discorso univer­ sitario, che registra una coerenza, col discorso del maitre, che la costituisce. Per porre in evidenza una causa come produttrice di un effetto, bisogna prima di tutto che lo scienziato isoli. un solo fatto (messo in causa) per met­ terlo in relazione con un solo altro fatto (del quale di­ mostra allora che ne è l'effetto). Lo s�ienziàto mette dun­ que tra parentesi ciò che sa della teoria della serie infi­ nita delle cause e degli effetti. Tronca, fa violenza alla natura per stabilire una relazione che sarà in coerenza con l'insieme della teoria scientifica, o che permetterà di fondare una nuova teoria. Così, per riprendere l'esem­ pio fatto da Kelsen, lo scienziato non s'interroga, per dimostrare che il calore dilata i corpi, su ciò che causa la sorgente di calore, che è indifferente per la sua di­ mostrazione. E se è lui che ha procurato la sorgente di calore a scopo d'esperimento, non s'interroga sulle cause che lo portano a interessarsi alla Scienza, o, quanto meno, se lo fa, tàli considerazioni non trovano posto nel protocollo nel quale l'esperienza sarà deposi­ tata. Lo statuto dell'oggettività esige, anche qui, che scompaia la soggettività del suo autore. La legge deve essere un puro enunciato. Il legislatore, enunciando le leggi, si pone al di sopra delle leggi. Coperto dalla nozione di sovranità, o pro­ tetto dall'immunità parlamentare, egli sfugge alle leggi, almeno parzialmente. Nella sua funzione legislatrice, egli 20

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