Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

Zarathustra di incoerenza. Tuttavia Zarathustra non vuo­ le sottrarsi dal dare una risposta precisa al discepolo: «E che ti disse una volta Zarathustra? Che i poeti mento­ no troppo? - ma anche Zarathustra è un poeta. Ma credi tu che allora abbia detto il vero? E perchè lo credi? H discepolo rispose: io credo a Zarathustra. Ma Zarathustra scosse la testa e sorrise (schiittelte den Kopf und lachte)» (ib. p. 154). Alla fine dell'episodio, il discepolo è incollerito per le parole del «maestro», non ha capito niente dei discorsi di Zarathustra. Per capirli, infatti, dovrebbe cessare di essere uri «discepolo». Ciò che Zarathustra insegna non è l'identità, ma la differenza: credere ciecamente nel «maestro» significa fede, significa essere credenti e Zara­ thutra non ha alcuna fede da predicare né vuole creden­ ti. Gesù dice: «Chi mi rinnegherà dinanzi agli uomini, anch'io . lo rinnegherò dinanzi al Padre mio che è nei cieli», ma Zarathustra così si congeda dai discepoli: «E ora vi ordino di perdermi e di trovarmi e solo quando mi avrete rinnegato io tornerò a voi» (ib. p. 92). Zarathustra non dice la verità, Zarathustra è «der Wahrlacher», colui che ride la verità (ib. «Dell'uomo superiore» p. 357), per questo yuole essere rinnegato, vuole che anche le sue verità · non siano risparmiate dal­ la prova del riso; il suo spostare ,le prospettive, una volta percorso da uno scoppio di risa inaudito, si rove­ scia in una sovversione del campo prospettico stesso. Rovesciamento del rovesciamento: moltiplicazione ludi­ ca dei valori in corso, e sovversione infinita dello stesso spazio che il prospettivismo sembra delineare. In questo modo il riso sovrano di Zarathustra non è una nuova verità, piuttosto esso marca ·sempre un'assen­ za di verità, essendo - in Nietzsche - il significante che può ricondurre, allo stesso tempo, ogni e nessun significato '; è semplicemente uno scarto, un elemento differenziale che apre un continente sconosciuto e capo- 177