Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

che determina per adempiere un rito, è il carro che de­ termina il soggetto, nella gioia e nel dolore, lungo un proprio tragitto. Il soggetto segue il carro del simbo­ lico nei suoi spostamenti di senso, ma non sa di fare ciò. Saturnali e riti funebri su due strade adiacenti, che probabilmente si incrociano , non potrebbero indicare me­ glio l'irrilevanza del significato e il primato del signifi­ cante, che, lungi dall'essere «funzionale» al significato, anticipa sempre quest'ultimo. «Il nucleo della cosa è sparito » non vuol dire che una volta il simbolico corrispondeva pienamente al reale, poi­ chè sappiamo che è stato l'uomo a creare «la cosa reale » e che essa non esiste indipendentemente dal « rivestimen­ to variopinto ». Funerale e carnevale: tra questi due poli si gioca il de­ stino dell'uomo, quanto di tragico e di ridicolo c'è nel­ l'esistenza. E' quanto sa l'artista tragico che, come Zeus · fanciullo, costruisce e distrugge, · senza alcuna intenzione morale, il mondo dell'apparenza. Non c'è nessun contenuto misterioso da scoprire, tutto è forma, compresa l'esistenza. « Si è artisti solo a prezzo di sentire ciò che tutti chiamano 'forma' come contenuto, come la 'cosa stessa'. Con ciò ci si trova in un mondo capovolto: perchè ormai il contenuto diven­ ta qualcosa di meramente formale - compresa la nostra vita · - » (fr. post. novembre 18&7 p. 223). Dialettica del buffone ovvero il berretto del monello. Contro il freddo culto dell'oggettivo, contro la terribile serietà del conoscere scientifico, Nietzsche rilancia la ma­ terialità significante del riso e del corpo. C'è qualcosa sulla quale l'uomo di scienza non ammet­ te scherzi: - l'esistenza deve avere uno scopo. Che magari non sia il suo, l'uomo di scienza è disposto a conceder­ lo, ma uno scopo nell'esistenza ci vuole, perbacco! Di 167

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