Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

che i filologi hainno ritrovati nei «Gesta Romanorum», nel «Pecorone», nel «Novellino», non ci interessa che pochissimo. E soprattut,to, non ci farà perdere tempo. Il primato del significante Si capisce che Shakespeare. attingeva al patrimonio fiabesco che era nella testa, nella memoria, nelle orec­ chie di tutti. Faceva il capocomico, il teatrante, e do­ veva pur atti:riare la gente a teatro. Come, se non rac­ contando cose familiari? Ma mai come nel sùo caso il tutto è diverso dalle parti che lo costituiscono. Perché contiene (vecchio. precetto strutturalista) quelle parti e in più, adesso, le articolazioni che ie tengono assieme. Perché quelle parti, ricongiunte · in un nuovo assieme, ne risultano rigenerate, attraversate da un significato complessivo diverso. 1) Il tema dei tre scrigni: Morendo, il padre ha lasciato a :Porzia in dotazione tre scrigni, uno d'oro uno d'argento uno di piombo, con un preciso vincolo testa­ mentario: ad ogni scrigno è collegato un indovinello (su questi indovinelH si è anche esercitato Freud). L'avrà in moglie colui che riuscir.à ad indovinare in quale dei tre scrigni c'è il ritratto di lei. C'è anche una precisa minaccia di castrazione: chi prova ad indovinare, e non ci riesce, dovrà rinunciare per tutta la vita ad alzare gli occhi su una donna. Ma c'è - soprattutto - una pe­ rentoria formulazione della volontà paterna come testo da decifrare ,(�< Will»; i n inglese, vuol dire «volontà,» e, in quanto volontà ,solennemente formalizzata di un morto, anche «testamento»). E per converso, di ogni testo-testamento come una autorità paterna da sfidare e da sconfiggere, se ci si riesce, attraverso una vittoriosa decifrazione. 160

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