Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

Shylock è in effetti arretrato rispetto alla moralità mercantile che impera a Venezia. In questo senso, Shake­ speare fa bene a liquidarlo, e ad aiutare il suo pubblico a li quidare questo modello di comportamento ormai anacronistico. E questa, sia detto di passata, è tutta la sociologia letteraria che ci serve per entrare nel testo shakesperiano. Basta quel poco (questo poco) di socio­ logia che Auden propone con molta grazia nel suo saggio. Non d serve sapere, come spesso con malagrazia si è voluto farci sapere - per spiegare Re Lear, per esem­ pio - quante pecore pascevano al di qua delle bianche scogliere di Dover, quanta lana veniva imballata ogni anno per nutrire il commercio fra Francia e Inghilterra. Shakespeare è correlato al suo tempo (e chi ne du­ bita?). Ma non ,ai fatti, o •ai fatterelli del suo tempo. Quelle con cui egli si cimenta sono le coordinate cultu­ rali di fondo che organizzano .Ja nuova società, la nuova cultura con cui egli ha a che fare (e che cont r ibuisce a .fare). Quali 1 sono queste coordinate? Mi ha incoragg i ato, e in ,qmµche modo autorizzato a ·ricercarle la guida che io personalmente preferisco quando devo inoltrarmi nella foresta shakesperiana. In questa foresta - di temi, di miti, di personaggi, di linguaggi - nessuno si avventura da solo, e ,giustamente. Tanto più che sarebbe sciocco non approfittare della scorta - sempre già pronta e schierata - ohe ha a disposizione. Stanno lì, allineati in bell'ordine nello scaffale, imponenti e alteri come uf­ ficiali dell'esercito inglese vittoriano, i Grandi Protago­ nisti della Tradizione Critica shakesperiana: i rappre­ sentanti della critica · del personaggio (Bradley, Gran­ ville-Barker), della critica dei temi (Wilson Kni,ght e Derek Traversi), della critica delle immagini (W.H. Cle­ men e Carnline Spurgeon), fino ai più spericolati uffi­ daletti a noi contemporanei, come il polacco Jan Kott 1 capace di scorigere l'ombra di « Shakespeare, nostro con- · 1s6

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