Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

civiltà della razionalità capitalistica, è una civiltà delle forme. Che Il Mercante di Venezia - dramma che , incorpora un processo - è un processo di elaborazione e di affermazione ,di forme. Che il Capitale costruisce fo r me, ed attraverso queste forme realizza la sua ege­ monia. E' arrivato il momento - a questo punto - ,dri riat- 1ravel'sare il testo. E di dar conto dri come lo si è . attr:aversato. Si diceva che, a pensarci bene, nell'universo mer­ cantile veneziano des c ritto da Shakespeare è proprio lui Shylock, quello più generoso (ben lo ,sapeva il poeta Heinrich Heine, che vedeva piangere 'l.lila nobildonna inglese al Drury Lane, nel 1839, e si commuoveva anche I lui). Vuole, in cambio dei tremila ducati che ha pre- stato ad Antonio, una liibbra di carne. Gli offrono di più, gli propongono un compenso altissimo, un interesse ver­ tiginoso; no, niente da fare. Antonio (il suo creditore) man è -stato in grado di pagare alla scadenza? deve dar­ gli - come pattuito - una libbra dii carne. E quando gli chiedono: perohé? ma perché mai? Risponde - per parafrasare alla brava: perché così mi piace. . Reagisce non con la lucidità dell'usuraio interessato, ma con la visceralità dell'ebreo escluso e deluso: tu che mi sputavi addosso, ogni volta che mi incontravi sul ponte di Rialto, tu adesso mi darai una Hbbrn della tua preziosa carne cristiana: « meglio un gusto che . cento ducati», recita un vecchio proverbio meridionale. « Meglio un gusto», cioè un capriccio, un· piacere disinteressato, che novemila ducati (tanti gliene offrono in ricompensa). Un pI'overbio meridionale, come un po' tutti i proverbi, è l'espressione della cultura di una so­ cietà agricola. In una società mercantile o . industriale cento ducati valgono sempre più di qualsiasi capriccio. Non c'è più s p azio per questioni di ·gusto. 155

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