Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

ca») 7 • N'IOn c'è nulla, per Cassio, in, tutto è arbitrario; . tanto che chiede, a verifica, una esecuzione comparata dei nomi Brutus e Caesar, a livello grafico, sonoro, ma­ terico (weigh them: ugual peso: 6 lettere ciascuno) e infine magico {col nome che sta per: e qui sopravverrà, alla fine, un'ironia drammatica: solo Cesare diventerà spirito, fantasma, e darà la profezia finale a Bruto, ri­ proponendo la supremazia del Cosmo simbolico). L'ope­ razione sembrerebbe illuministica, sembrerebbe veicola­ re un'ideologia democratica nell'ambito di una lingui­ stica deontologizzata, se non fosse che la comparazione non avviene con un altro nome -qualsiasi, ma con il nome di Bruto, nel nome di un altro referente storico di quel nome, Junius Brutus che aveva cacciato l'ultimo re di Roma, Tal'quinio il Superbo. Ci si accorge allora che sotto l'ideologia repubblicana corre un'altra ideologia, nel segno di un nome a sua volta simbolico: il Nome del figlio vs. il Nome del .Padre, come nella parabola antropologica di Totem e Tabù {e non a caso Otto Rank ha effettuato una lettura edipica di Julvus Caesar, che a mio parere è più convincente se posta in termini non psicologici ma antropologici). E' una guerra di nomi, dunque, e delle ideologie sempre in qualche _modo oc­ culte che li sottendono: guerra di nomi che sarà · ripresa da Antonio nel suo discorso, èon straordinario martel­ lamento di « Brutus» e « Caesar», in una sottilissima argomentazione . che riuscirà a ridurre e svilire il nome emergente di Bruto, pur dentro una proposizione elo­ giativa (« Brutus is an honourable man»), e a risacra­ lizzare il nome di Cesare, pur dentro un contesto situa­ zionale riduttivo. Anche l'opposizione fra retorica del potere e retorica della congiura mostra un ·collegamento sotterraneo: il sema comune è la simulazione. La simulazione dei con­ giurati è certo in buona parte imposta dalle circostanze, ma non può non incrinare l'ideologia nel momento in 119

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