Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

D'altra parte, questa interpretazione inconscia avreb­ be potuto contribuire alla popolarità della variante inde­ bolita, attenuata negli ambienti aristocratici. La rinun­ cia all'aggressività fallica, a una manifestazione troppo diretta della forza virile, sembra corrispondere a certe tendenze della « civiltà mondana ». I costumi più raffina­ ti sono suscettibili di distinguere la casta dominante dal­ le masse del « basso popolo ». Ricordiamo qui alcune conclusioni in Totem e tabù concernenti le restrizioni imposte a oolui che comanda (F ,reud, IX, 58) e le relazio­ ni che Freud ha potuto stabilire tra rinuncia intellettua� le e livello culturale (p. 119 ff.). V. 2. E' soprattutto l'assenza della componente ag­ gressiva che distingue la « liquida » L dal suo antipode, la R apicale. La ' punta della lingua si appoggia leggermen­ te contro gli alveoli superiori e « le souffle s'échappe sur les cotes de la langue où il glisse comme un liquide qui s'écoule », secondo la descrizione poetica del fonetista francese Maurice Grammont (1939, p. 71). Nessuna trac­ cia del combattimento accanito che la R apicale deve affrontare contro l'aria espiratoria. Questo contrasto appare su un fondo di tratti comu­ ni che unisce la L e la R in una stessa classe di suoni, quella delle« liquide». Il termine si giustifica in parte con il carattere continuo dei suoni, con l'assenza di una co­ strizione che produca un rumore di sfregamento. La pun- ta della lingua eretta gioca il ruolo attivo nei due casi: il suono è prodotto erecta ad palatum lingua (con la lingua che si erige verso il palato) secondo Dionigi di Alicarnasso (p. 169). Queste due consonanti sono ugualmente legate da rap­ porti di ordine genetico. Nel linguaggio infantile la R deriva generalmente dal suono L che rappresenta nei primi anni i due fonemi R e L. Nella storia delle lingue il passaggio da Ra L (lambdacismo) o da L a R (rhotaci- 98

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