Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

questa «pienezza», potrebbe essere gradevole, per il fat­ to stesso che facilita la percezione. La I però è la più debole, la meno sonora delle vocali. La M e la L richiedono uno sforzo muscolare relativa­ mente minimo, specialmente rispetto a consonanti �ome la R apicale o la costrittiva gutturale X (spagnolo rojo, soprattutto le gutturali delle lingue semitiche). La H però richiede ancor minor sforzo, senza essere associata al gusto zuccherato. D'altra parte, , la I è la vocale più tesa, anche rispetto a U «amaro», o alla vocale A, prodotta con il minimo sforzo. E' piuttosto difficile stabilire il denominatore comune oggettivo dei suoni dolci (zuccherati). Un tratto è comunque per loro comune: in un modo o in un altro sono legate tutte e quattro alla suzione. Questa corrispondenza è evidente nel caso della conso­ nante nasale bilabiale. La M è la normalizzazione lingui­ stica del movimento di suzione delle labbra, accompagna­ ta dal rilassamento della volta palatina; questo permet­ te al bambino di respirare senza lasciare il capezzolo e dà il timbro nasale al suono M. E' questo che spiega probabilmente la frequente pre­ senza di M nelle parole che significano «madre», «mam­ nella», �<nutrimento» in «il linguaggio infantile» o «linguaggio delle balie (Ammensprache) » (cfr. Grégoire, 1937; Lewis, 1951). In seguito a un'analisi statistica di 1072 termini desi­ gnanti il padre e la madre, l'antropologo americano G.P. Murdock (1957, 1959) poteva concludere che una tendenza paralinguistica associa le occlusive nasali, e soprattutto la nasale bilabiale M, al concetto di «madre». Cito que­ sti risultati da un suggestivo articolo di Roman Jakobson, intitolato Why '«marna» and ·«papa» {1962, 538-545). L'autore insiste, tra l'altro, sul fatto che si può osserva­ re, a un certo stadio dell'evoluzione, una coesistenza dei termini marna e papa rivolti alla madre, marna segnalan- 63

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