Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

b). Stanford, nel suo libro sull'armonia irrùtativa nella poetica e nella poesia greca e romana, cita numerosi esempi per illustrare · il rapporto che la poesia stabilisce tra il suono L e i liquidi dolciastri, il latte o il miele: contiguunt mellis dulci flavoque liquore (Lucrezio, 4, 13) mellis lactisque liquores (Lucrezio, 2, 398) « Soave e tenera essa nasce dalla lingua e dal palato (lingua palatoque dulcescit) », scrive il grammatico Mar­ ziano Capella (Keil, III, 261). Un esteta dei giorni nostri suggerisce che la L conferi­ sce ai versi di Virgilio « la dolce scorrevolezza del mie­ le», così come « l'incanto dell'amor tenero» ,(Vermes, 1948, p. 32). Secondo la testimonianza dei test esiste effettivamente, pare, un rapporto soggettivo ma tipico tra il suono L e , la dolcezm. La maggior parte dei sogget­ ti consultati avvertiva la L come dolce, zuccherata, rispet­ to a K e T, benché · la parola ungherese cukor, « zucche­ ro», contenga una K e nessuna IL. Lo stesso vale per fa consonante M rispetto a K e per la vocale I rispetto a U. Questi tre fonemi ' « dolciastri» - L, M, I - non hanno apparentemente nulla in comune sul piano acusti­ co o articolatorio. Wandt (1900, p. III) sottolinea la ten­ denza a collegare le sensazioni gustative semplici alle loro corrispondenti olfattive e visuali e a trasferirle a ogni sorta di emozioni complesse analoghe (« aventi lo stesso orientamento emozionale»). Ma questi tre suoni, perché corrispondono al gusto zuccherato e non a qual­ che altro? Sembrano seguire tutti e tre « l'orientamento emozionale» del gradevole - tutti e quattro, le conso­ nanti « mouillées» L', R', comprese -, cosa che non ci dice nulla sull'origine del gradimento. Dal punto di vista acustico la L e la M, e anche L' e R', sono le consonanti più sonore e questa sonorità, 62

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