Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

stessa?». Nella lettera joyciana non si entra dai punti e dalle virgole, m� dai buchi e le ferite: « non mostrava segni di punteggiatura di nessuna specie... ma dal suo recto trapelava il fatto piccante che era bucata ma non puntuata (nel senso accademico del termine) da numero­ se pugnalate e trafitture slabbrate fatte con uno strumen­ to ,a punta. Queste ferite di carta, di quattro tipi diversi, si è appurato che significano stop, per favore stop, ti prego stop, e oh, ti prego stop rispettivamente». Il sadi­ co maniaco di buchi e di lettere tè, naturalmente, un professore « acutamente professionalmente piqued a in­ trodurre una nozione di tempo facendo dei buchi (sic) ne1l'Ospazio?! ». L'articolazione deJla scrittura in , segni di interpunzione, in punti, virgole, lineette, punto e virgo­ la, due punti (o dovrei dire . , - ; : ?) è l'apertura dello spazio al tempo; nel corpo della lettera (spazio) il tempo entra attraverso le fessure del silenzio. Le pause di artico­ lazione fanno largo al tempo del lettore, come dell'auto­ re; nel riposo articolato la tensione della lettura, e della scrittura, si distende e si tende ancora, secondo una cur­ va rispettosa del flusso 'ragionevole' del pensiero. Nel corpo «corrotto» della lettera, e del Finnegans, il flusso ininterrotto produce una lettura faticosa, illogica, con­ fusa. 49

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