Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

verso l'applicazione dell'«intelligenza analitica» di un tessuto di segni che si fatto vasto e allentato? Si sono fatte grandi le dimensioni delle città, si sono fatte im­ mense le dimensioni degli Stati: il 1876, l'anno di «Mi­ chele Strogoff» è anche 1'anno in cui gli storici tanno cominciare il fenomeno del ' «neoimperialismo». Dimen­ sioni così grandi non si tengono sotto controllo con la forza. Le «comunicazioni» sono un dato fisico, ma sono anche la metafora di un sistema di contr.ollo spersonaliz­ zato, interiorizzato, automatizzato. Ed ecco perché non ba­ stano i piccioni viaggiatori a ristabilire le comunicazioni interrotte fra Mosca e Irkutsk (o meglio, non servono). Perchè non si tratta tanto di riannodare i fili ai pali, quanto di ristabilire l'ubbidienza. Quei fili sono stati tagliati dai ribelli. Per ristabilire l'ubbidienza occorre un eroe esemplare che re�hi l'ubbidienza da un capo all'altro dell'impero, esibendola come una virtù. Chi è dunque «Michele Strogoff»? E' lo scorr'1tore spericolato che distribuisce manrovesci, all'occorrenza, a destra e a manca? Ma niente affatto: «il était un exécuteur d'ordres». E quando incontra, alla stazione di posta, il suo mor­ tale nemico, Ivan Ogaref, che gli contende i cavalli, e lo insulta, e lo sfida (« iDéfends-toi, car je ne te ménagerai pas!), lui abbassa la testa (« Je ne me battrai pas»), perchè, come precìsa il titolo del capitolo successi v o , · «Au-dessus de tout, le devoir». Ed è estremamente im-portante che la lettera eh (_! egli porta al granduca, non la guardi nemmeno; che la missione che gli è affidata egli la porti a termine con un senso di acritica devozione. Il suo modello è quell'impie­ gato dell'ufficio telegrafico che incontrerà a tre quarti del viaggio e che non legge mai i messaggi che trasmet­ te. Il suo contromodello sono i giornalisti che corrono in parallelo a lui: buffi, pittoreschi i n . discreti, sono uno, Alcide Jolivet, francese, «tutto occhi», e l'altro Harry 169