Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976
sta di Eco impietoslTA all'interno) e cain (Porta: la LI la, la Lilln, altra memorabile cagnetta), e, rammentando che «tutto» si spiega coi segni del mio sol, torno a Petrarca, CLIII: Ite, caldi sospiri, al freddo core (1) ( ... ) Ite, dolci penser', (...) (4 ) ( ... ) Dir se pò ben per voi, (...) (9) ( ... ) Glte securi ornai (...) (12) E CCCXXXIII (in morte di Laura), dove, accanto agli avii di verso, subito colpisce {2 a quartina e 1a terzi na) l'operazione di vi in arsi e in tesi: Ite, rime dolenti, al duro sasso (1) ( ... ) IVI chiamate chi (...) (3) ( ... ) Ditele ch'I son già di Viver lasso, (5) ( ... ) Sol di lei ragionando VIva et morta, (9) Anzi pur Viva, ett or fatta Immortale ( ... ) Chiaro che nel Paradiso dantesco il fenomeno si verifi ca quasi ' ad ogni pagina: siamo nel più vistoso simboli smo luminoso. Il nuovo «Io», in cui sembra di ricono scere i segni della sublimazione di sé, è! ormai perfetta mente, come si dice, di casa, nell'Altrove, nell'Aldilà. Pos siamo renderci conto del suo totale appagarsi confrontan dolo con l'«io» travolto, più che scisso, dalla follia, di Orlando nel poema dell'Ariosto. Ecco l'«Io-perno del Pa radiso (XXXI 37-8): IO, che al diVlno da l'umano a l'ettemo dal tempo era venuto ( ... ) Ed ecco l'«io» atono, portato via, del monologo di Orlando pazzo (O. F., XXIII 128, lss.): 148
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