Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976
La lettera della luminosità e della trafittura Scrive il Beccaria (L'autonomia del significante, p. 75): « Il fonema i, che il soggetto è portato a giudicare più chiaro di u, può benissimo essere adibito da un poe ta (pFendiamo Baudelaire) a suggerire la notte (« L'irresistible Nuit établit son empire»), soltanto per ché esso si carica del significato irradiato dalla parola-te ma « nuit»; i, per sé è immotivato. Il linguaggio poetico gli conferisce quanto gli manca nella « langue» in senso saussuriano, vale a dire la motivazione». Ma nel verso ,di Baudelaire i, non sostituisce u, bensì, somigliante solo a se stesso e sinestetico nella misura concessa dalle sue risorse, serve, e si direbbe magnifica mente, a rappresentare l'idea d'una notte in cui irresisti bilmente trionfa la luce. Senza dubbio, « la déviation du sémantisme nocturne vers les valeurs de lurrùnosité», flagrante nella poesia francese di tutti i tempi (cfr. Genet te, Le jour, la nuit, in Figures II), avrà non poco a che fare con la suggestione del suono e della grafia di i, per cui questa Nuit baudelairiana irradia �è la parola giu sta) un significato luminoso di luce. Genette rammenta un'osservazione davvero « mémora ble» di Mallarmé, « qui, regrettant « que le discours dé faille à exprimer les objets par des touches y répondant en coloris ou en allure, lesquelles existent en l'instru- 140
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