Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

che si alloca nell'articolazione topografica di spazi inter­ ni (la casa, le stanze, le mura, la città) e periferie, fore­ ste, mari, paludi. Ma le stanze piene zeppe del romanzo ottocentesco conducono, in un gioco di scatole cinesi, ad interni sem­ pre più stretti e sotterranei, dal sottosuolo della coscien­ za (lo stream of consciousness), alla veglia di Finnegan. La testa · come interno riconduce lo spazio al corpo, e il corpo al linguaggio: Finnegans Wake, ovvero il linguaggio che si sogna, e si parla. Nel flusso (stream) l'io precipi­ ta, il soggetto si confonde con l'oggetto. Nello stream non c'è dentro e fuori, nel senso che i confmi si confon­ dono: il linguaggio lavora in modo autonomo, per attra­ zioni interne, cancellando l'individualità di chi dovrebbe parlarlo. E' il linguaggio che parla, e che, ,;, volte, si lascia entrare e si lascia parlare. Il linguaggio è dunque lo spazio reale, non geografico, che il personaggio ha da sempre abitato, in cui da sempre, si è mosso. Anche in Finnegans Wake c'è una famiglia (incestuosa) e un roman­ zo (familiare); e c'è uno spazio, il pub, ovvero ,lo spazio pubblico, al chiuso. C'è anche una geografia: un percor­ so dentro il libro che ricuce l'ultima pagina come inizio della prima e riporta su una strada solitaria « lungo il fiume, passata la chiesa di Adamo ed Eva, ... indietro verso Howth Castle and Environs », esattamente all'ini­ zio, in un giro vichiano, a commodius vicus of recircula­ tion. C'è! un corpo, la città, o la testa di Finnegan, il muratore, che si distende fino a coprire tutto il territo­ rio di Dublino, o il ro'manzo stesso. Ma tutto: corpo, spazio, geografia, tutto è finto, « a jetsam of littera­ ge », che « ••• non toccherà .più nessuno, né · con éssa né OQIIl essa né con né con né né in pensiero né in sogno . voglio dire mai non toc­ oherà mai né con la matita né con il bastone né 137

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