Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

la vita, non l'onore del sangue da difendere, ma il mi­ schiarsi nelle cose. Il servo, che non ha altro da perdere che le proprie catene, si impegna in un racconto né tragico né eroico; apre un panorama di interni, un uni� verso domestico, e di domestici, che il Signore aveva tenuto chiuso, affezionato com'era al recitativo solennne degli spazi esterni, alla tonalità mitica, celebrativa, del proprio racconto. Il Signore si voleva eroe tragico, e dunque rifuggiva la zona di contatto, si dava invece in una immagine di lontananza. L'eroe tragico è sempre, adialetticamente, uguale a se stesso: è tutto esteriorizza­ to, perchè tutto è aperto, e detto ad alta voce. Non ha doppiezza, né doppi; ha dei contrari, si muove cioè in uno spazio omogeneo, dove tutto, perfino il villain, è di razza, di segno opposto, ma di razza. Come nelle chiese romaniche, il racconto èJ sulla facciata. Sulla superficie perfetta e conclusa dell'esteriorità non c'è conflitto tra raffigurante e raffigurato. L'uomo del romanzo invece è l'uomo della discordanza e della scissione. Ha un dentro e un fuori, un sopra e un sotto, un davanti e un dietro, un diritto e un rovescio. E' diverso dentro, da fuori. Per capirlo, pare, bisogna sempre capovolgerlo. Si presenta, pare, sempre rovesciato. Siccome ha un dentro, capirlo si fa più difficile. La costituzione dell'interno come spazio di racconto complica quella relazione elementare dell'es­ sere/apparire; non è tutt'ora quel che riluce, non è tutto vero quello che appare. Con l'adozione dello spazio chiu­ so de l'interno, il fondamento stesso della lettura dei rapporti sociali si sposta. L'esterno reggeva i rapporti sociali in una gerarchia fissata alla lettura dell'apparen­ za. L'essere si mostrava nell'apparire: essere Re era natu­ ralmente presente nella corona, o nell'iconografia dell'abi­ to. Quando il mondo si fa prosa, si può parere senza essere, ed essere senza parere: al fondamento della demo­ craticità del romanzo c'è questa ambigua apparente ugua� glianza. Il romanzo è un genere democratico perchè com- 134

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