Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

Ludovico. Fermati un istante, per favore. Critico. Sia pure. Sarò più conciso nel paragone che vorrei fare con le prime tre terzine della Commedia, dove, come si è detto, le r sono pure quasi altrettanto frequenti. Anche qui ritroviaIIl:o, ovviamente, molti casi di vocale+r; ma i casi di consonante+r sono relativa­ mente più numerosi; e, per farla breve, la r dantesca appare diversa nell'uso da quella ariostesca, e sembra, nell'insieme dar ragione alla distinzione tra le due diver­ se suggestioni fonetiche della r velare e della r apicale (<< aggressiva», «eroica» la seconda, «dolce», «liqui­ da» la prima) cui il signor Fonagy accennerà in una rivista del XX secolo, «Il Piccolo Hans». . Non me ne intendo molto di tali sottili quistioni; né il mìo sguardo si spinge tanto lungi. E tuttavia la distinzione va certo fatta, e non basta ridurre la r poiché «raspa, crepita, e stride» - come osserverà Bohme - al carattere del fuoco sacro (Benjamin, Il dramma barocco, p. 221); né appoggiarsi al noto verso di Dante «come d'un stizzo verde ch'arso sia» del XIII dell'Inferno per testimonia­ re, anche con la lingua italiana, in favore del suddetto Bohme. Ludovico. Ti stai obliando in te stesso, mi sembra: in nomi ostici, in tempi anche più ostici. Proprio con me vuoi far sfoggio di erudizione? Hai il gioco facile: ti arrampichi sulle spalle di chi è sulle spalle di chi è... sulle mie spalle! Criticus. Chiedo venia. Il tempo mi gioca, in realtà, curiosissimi scherzi. Ma che ne dite delle mie considera­ zioni? Ludovicùs. Ecco che ti allontani di nuovo da me, e - forte della tua erudizione - torni ancora a darmi del voi. Ti ripagherò con la stessa moneta. Se tu voli negli spazi del futuro , come a me non è concesso, mi volgerò invece indietro, nello specchio oscuro . entro cui poetizzo. Nei tuoi calcoli sottili, forse, qualcosa ti è sfuggito: 5 13 .

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