Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

gnazione. Per questo ,si può ritenere che esso trascriva in una sorta di contrazione scritturale quello che il pronao del tempio significava nella cultura religiosa romanica, o riporti, più in generale, le strutture e i ritti dell'ingresso al tempio, liturgicamell!t • e fissati nel­ l' ingredior. Il movimento verso il luogo del «sacrificio» ha del resto una sua propria figurazione, e una ritualità, come si può vederie sia da alcuni mosaiici pavimentaH sia dalla sopravvivenza o r,estaurazione di antiche liturigie, che nelle forme differenti sottolineano esse stesse l'incipit. Tra rituale e testuale in questo caso c'è una reciprocità di forme e di citazioni. Questa recinzione e denominazione dello sp · azio sacro che, naturalmente, scandisce una rottura, come si vedrà, è un invito a varcare la soglia {la sua riduzione profana sarà costituita dai sistemi di pubblicità industriale del libro, dalla grafica, dalla esposizione in vetrina, dal si­ stema delle recensioni e da cento altri movimenti · del modo di produzione del libro). Ma indica anche l'innesto in una tradizione. •L'ingresso nel sistema della lettera­ tura, nell'orizzonte in cui la parola che si legge non è il frammento casuale o l'improvvisa illuminazione, ma il segno di un processo che implica e trascende nel con­ tempo la provvisorietà e temporalità del «luogo del testo». In questo senso anche il volontario salto del­ l'incipit, la sua trasgressione da parte del lettore che fa una domanda al testo, esigendo un raffronto diretto, una interrogazione a viso aperto, una sfida, non fa che confermare il riferimento alla tradizione che l'incipit materialmente esprime, anche rse tale riferimento è cer­ cato senza mediazioni, per l'urgenza della domanda. Di­ fatti nella dizione mondana «ad apertura di pagina» dorme quella figura religiosa e parenetica della apertura della Bibbia. Il trovarvi la risposta al dubbio impreci­ sato, la «chiamata», la replica al groviglio irrisolto 7

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