Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

Sovietiche non abbia alcun diritto di autodefinirsi « So­ cialista » e, soprattutto in che misura lo stesso Lenin, cadendo nel marasma del revisionismo, abbia contribuito a,l processo di involuzione burocratica di questo im­ menso paese. Nel quadro del problema sopra accennato, non pos­ siamo tuttavia ,esimerci dal porgere, procedendo sempre per sommi capi, !'-eloquente singolarità dei seguenti « artifizi »: a) Né Lenin, né i populisti seppero mai che Ple­ chanov aveva nelle s _ ue mani la famosa lettera di Marx a Vera Zasulic del 1881, in cui il punto di vista dell'au­ tore del «Capitale» era ancor più chiaro e ancor più inoompatibi , le con l'interpretazione unilinearistica del marxismo, che nella risposta del 1877 alla redazione dell'« Oteoestvennye Zapiski ». Infatti, la lettera definitiva, nella quale tutta la parte argomentativa manca, non fu mai resa pubblica dal gruppo di Ginevra, e invano Rjazanov, che nel 1911 ne aveva trovato la copia fra le carte di Lafargue, chiese alla Zasulic e a Plekhanov conferma del suo arrivo a destinazione. Solo quando, n:el 1924, essa uscì dall'ar­ chivio di Axel'rod, si ebbe la prova che la lettera - « dimenticata» probabilmente perché aveva posto in se­ rio imbarazzo i destinatari - li aveva raggiunti, e Rja­ zanov la pubblicò nel testo originale francese, · insieme con gli abbozzi, nel Marx�Engels Archiv (Zeitschrift des Marx-Engels Instituts in Moskau), Fr:ankfurt a. M., I (1926), pp. 309-342 18• È vero che, nel 1881, Plechanov e la Zasulic erano ancora populisti e che «non pubbHcarono la lettera... perché sapevano che Marx intendev.a sviluppare le sue concezioni sulla possibilità di un passaggio diretto al socialismo in Russia in un apposito pamphlet dedicato specificamente a tale problema... Ma perché evitarono di renderla pubblica succes,s:ivamente, dopo la morte di 38

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