Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976
ascolto da parte dei saggi e dei lettori. La scrittura del testo è nella stessa scena in cui sono l'autore, il lettore, la città. Il miniaturista, ricorrendo alla simultaneità di rappresentazione, descrive uno spazio, e non a caso rarefatto, metafisico, qui persino onirico, dove autore testo-lettore sono insieme. La solitudine rituale della scrittura (la conversazione con gli antichi) e la convi vialità anch'essa rituale del racconto, della disputa (la · conversazione coi contemporanei), l'atto formale dello scrivere e l'oggetto della scrittura sono nello stesso processo. L'autore-personaggio è il luogo che più intrattiene la fantasia del miniaturista, fidando sul suo rapporto di dipendenza dal testo, sul suo residuo. culto per il sog getto della scrittura. In molti dei codici danteschi la miniatura d'incipit è tutta giuocata nel racconto del rap porto tra Dante e Virgilio, presentati ,secondo stereotipi fi gu rativi sul fondo d'una brulla campagna o, come nel l'incipit del Purgatorio, affettuosi e smarriti nella na vicella. Del resto, anche al di ,fuori d'un luogo « sacro » come la Commedia, in cui il rapporto del miniaturista col testo, così come tutta la prima esegesi, è segnato dalla centralità di Dante-personaggio, il ritratto . dell'autore è . comunque ricorrente. Si sa che i libri dei romani ripor tavano spesso il ritratto dell'autore. E Plinio tramanda il nome di una donna, Lala di Cizico, che avrebbe dipinto i ritratti degli uomini illustri nell'opera di Varrone. La rappresentazione del libro nella miniatura non è solo un'indicazione metalinguistica, ma riassume l'imma gine medievale del Libro, 'luogo da cui la verità parla '; per questo esso ricorre soprattutto nelle figurazioni di testi liturgici, nei�eviari, negli Antifonari, negli Evan gelari, nel libro delle Laudi: chierici che portano il libro e l'incenso, monaci che cantano, i corpi nascosti dal corale troneggiante sul leggio. 21
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