Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

sante - ci sono due o tre cose che ci interess a no P'ro­ prio davvicino. Perché mai c'è tanto poco humour si chiede - nella produzione letteraria di quegli am.ni? Ma non sa darsi una risposta. Gran Dio che noia. Perché mai si parlava tanto di scioperi nella prnduzione lette- . raria e teatrale degli anni trenta? Non si poteva scrivere nulla di serio, di impegnato, di approvabile da parte degli scrittori seri e impegnati se non ci :si ficcava dentro almeno uno sciopero nel corso del quale la classe ope­ raia imparava, se non a vincere, almeno ad essere fra­ terna, affettuosa, solidale (si pensi alla « Battaglia » di Steinbeck, che appare nel 1936, il'anno - per inciso - di « Via col vento »). Forse - potrebbe essere questa la risposta - perché gli scioperi veri non c'erano, o comunque non rappresentav.aino la sostanza caratteriz­ zante di quel periodo, che vede la classe operaia ame­ ricana risucchiata tranquillamente nella politica roose­ veltiana. Se è così, aillora vuol dire che ad essere irre­ spons·abilmente ottimista, scioccamente fiduciosa e noio­ samente evasiva è proprio questa letteratura seria, colta, politicamente impegnata. Bisogna tentare di capirne il perché. Kazan è stato impegnato - inf.elicemente - nella persecuzione. mac­ carthysta degli Anni '50. Non se la cavò ben:e - è un caso abbastanza noto - sconfessò pubblicamente la sua precedente appartenenza ail partito comunista ·americano. Ma non ha paura di tornarci sopra. Vorrebbe anzi che se ne facesse qualche film. Si chiede: perché nessuno dei « dieci di Hollywood » e degli altri protagonisti-vit­ time di quella persecuzione ha mai pensato a fare un film :sulla disgraziata vicenda? Si risponde: forse è per via della nostra educazione di sceneggiatori e di registi. Siamo stati iabituati•, per anni, a schivare rla censura - sia que1la ufficiale, moralistica, che quella commerciale. E a dire tutto quello che avevamo da dir-e in modo in- 208

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