Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

Ero parbito dall'idea di riuscire a dimostrare inaspettati legami fra Griffith e scrit-tori come James, Joyoe, Ezra Pouil!d, Theodore Dreiser, August Strindberg e Ma:rk Twain. Il mio entus-ia:smo si em aoceso periché sapevo dhe Joyce aveva contribuito a far aprire una serie di cinema in Irlanda nd 1908, che Strindberg aveva predetto, già nel 1898: - il cinema diventerà la cosa più importante del ventesimo secolo -; che Dreiser aveva intervistato una quantità di figu!'e dell'ambiente cinematografico, tra cui Willia:m S. Hart e Char.lie Chaplin, e che Mark Twain aveva aiutato parecchio la Vitagraph consenten­ dole di usare oerti suoi racconti. Se solo fossi riuscito a convertire queste prime superficiali informazioni in sostanziiose ' influenze ' avrei aggiunto una dimensione nuova alfa storia letteraria del mio Paese. Ahimé, il mio approccio era la rondine 1 lette:mria che non fa primavera. Può darsi che il cinema abbia influenzato i suNealisti negli Anni '20. Prima, certamente, no. Pochi scrittori, con la eccezione di Vachel Lindsay, andavano a cinema con continuità e serietà. Gli altri intellettuaili conside. ravano il cinema solo uno strumento per fare quaUrini. Solo molto tardi si conviinsero a prenderlo in considera­ zione come arte». Non occorrono nemmeno le dita di una mano per contare gli intellettuali americani che veramente sono andati a cin e ma in quegli anni lontanissimi. Uno è il poeta Vachel Lindsay, appena nominato, ed ha ilasciato anche un Hbro (« The art of the Movie Picture», 1915). E' morto nel 1931. L'altro è il critico 1etnera;rio Edward Wagenknecht. Ha scritto un <libro famoso e prezioso an­ che lui (« The Movies in the Age of lnnocence», 1962). Chissà se è ancora vivo. Lo è evidentemente, se una casa editrice di New York (la « Crnwn ,Publishers, I.ne. ») pubblica proprio adesso - evidentemente per . ,la ricor­ renza del centenario di Griffith - un libro{« The films of D.W. Griffith», 1975) scritto da lui: e dal più giovane 202