Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

con toni, parole, situazioni che farebbero invidia agli sceneggiatori di«Piccolo Cesare» e di«Scarlaoe ». Dove sono Je prove? A leggere tutto Schlesinger jr., ammesso che ne valga la pena, si ha il'impressione che questa cul­ tura chieda le «prove» soltanto in certi casi, non in tutti i casi. Nel caso di fenomeni pittoreschi e fantasiosi, come il cinema o l'Italia, la richie_s,ta è esigente, press a nte. Leg­ gerò ai ritorno, .in «fa Repubblica» (1.2.1976, intervista a Corrado Augias) che •sì, d'accordo, i , l comunismo ita­ Haino potrebbe essere diverso rda quello sovietioo. Lo promette. !Ma finora non è mai accaduto che si affer­ masse un comunismo non totalitario. E finché non accadrà, non c'è nessuna gara1D.Zia che possa accadere. Praticato in questo modo, l'empirismo pragmatico può esser-e sdrammatizzante, evasivo e soporifero come il culto della Madonna di Pompei ._ Le prove, signori rgiu­ rati. Signori giurati, le prove. Se Micha e l Woad frequentasse i«classici» si accor­ gerebbe - per suo conforto - che la cultura americana ha sempre avuto un rrapporto difficile con il cinema. Di ritorno ad · Harvard, mi propongo di dargli una mano. Del resto, non ero venuto per studiare gli inizi del secolo? E non è ai primi del Novecento che nasce il cinema in America? (il cinema ameriicano, quella strana cosa che è stata inventata - dice Dwight MaoDonaM - da un uomo solo, da D.W. Griffith, e in due soli anni: 1908- 1910). Dunque, di nuovo al ,lavoro sul primo decennio del Novecento. Esce un libro di Robert Sklar («Movie•made Ame­ rica. How the Movies changed American Life», Random House, New York, 1975), che mi pare importante quanto quello di Wood. La tesi è che agli inizi - per i luoghi t:in cui era proiettato, le alassi cui era diretto (emigranti suburbani), le persone che 1o facevano {avventurosi emar­ ginati) - il cinema americano promosse valori diversi 200

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