Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

simbolo figurativo - e in giuoco teatrale, esce fuori di sé commentandosi prima che l'esegeta lo interroghi, dipin­ gendosi prima che l'interprete lo annoti, vestendosi di forme prima che il critico cerchi il senso sotto le spoglie e ricostruisca l'indefinibile anatomia. La miniatura è il maquillage del corpo del ._testo, il suo travestimento, di difesa e di distanza dal lettore, ma anche di parodia della propria innocenza, della pro­ pria irriproducibilità e unicità. Come è il luogo della sua apparizione mondana, è anche il luogo della sua morte. Il luogo. della morte dell'arte. Come la Commedia di Dante intende, quando, proprio nella considerazione 'penitenziale ' dell'arte della miniatura, nella distanza, sub specie aeternitatis, qal « mondan romore», nella istituzione, sul tempo dell'arte, d'un altro Tempo, vani­ fica quell'« allumare» e quel « ridon le carte» che ave­ vano acceso il testo, ed avevano detto il suo trionfo, la sua mondana esposizione, la sua temporale battaglia per « tener lo campo». La miniatura disegna anzitutto sul corpo del testo il volto dell'autore, del soggetto scrivente, in uno straor­ dinario sforzo di sottrazione del soggetto al processo di produzione del testo, in una sua esaltazione mondana, in un suo trionfo, che ,si sa caduco, sul-la morte dell'arte, fidando sui rituali consacranti del tempio della lette­ ratura e del 1sapere. Questa esposizione avviene nelle forme del racconto, nel giuoco della finzione, in una sorta di romanzesco libresco che ha già i tratti dell'eroe epico, del cavaliere dalla Trista Figura nato dai libri di cavalleria, per negarli e realizzarli nel contempo. Nel codice Scotti dell'Ambrosiana che riproduce le Noctes Atticae di Aulo Gellio, il miniaturista ferrarese Guglielmo Giraldi racconta in una miniatura d'incipit il rapporto dell'autore col testo. Una cornice con nomi di personaggi storici e di scrit- -19

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