Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976
A rendere la storia più patetica, pare che Lequeu non sia mai riuscito, a parte due edifici non identificati e non identificabili ( due opere «giovanili», perpetrati prima della scomparsa dei suoi protettori, il conte di Bouville e l'avvocato concittadino e deputato Thouret), a ·realizzare alcuno dei suoi progetti. I saggi di Philippe Duboy, con le loro pletoriche cita zioni, palesamenti, documentazioni, hanno portato « Le queu » a una notorietà mirabilmente sospetta. I più avveduti cultori della materia e « à la page » hanno già iscritto, aggiornando i loro trattati, Lequeu nello « spazio . bianco » ( Le queu de page) rimasto a loro disposizione alla fine del settecento-inizio ottocento. Duboy estrae, dal contraddittorio lavoro di Lequeu, procedimenti compositivi la cui preoccupante sistema ticità rinvia a « un gioco lugubre totalmente pianificato ». Invertendo la dinamica del tempo storico e cronologico, Duboy proietta « le molteplici scritture e architetture introvabili » di Lequeu in uno spazio-tempo semiologico, dove il lavoro dell'architetto «visionario» cita e rinvia. secondo la teoria del prestito, ai lavori di Duchamp, Bataille, Le Corbusier, Raymond Roussel, e allo stesso Duboy (Cfr. •« Jean Jacques Lequeu sans-culotte »: 24 ottobre 1795). Questo processo di « riscrittura » si fonda su para digmi fonologico-semantici severamente inventariati. Il « gioco lugubre » («expression plastique des obsessions d'un névropathe ». Cfr. Jacques Guillerme, Gazette des Beaux-Arts, settembre, 1965, p. 315) letto da « destra a sinistra » promuove serie di giochi, rigorosamente con catenati, che hanno come posta il nome proprio del « referente » («Lequeu») ribaltato e « disseminato » in uno spazio storico-culturale dove non si vieta più la nostalgia delle origini, ma la si perverte imponendole un'inversione di marcia, secondo la norma del non-finito. Rifiutando lo storicismo Duboy non mette la storia 106
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy