Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976
come Taocolta di exempla locutionum, di figure, di tropi. Uno specimine addirittura flagrante in tale senso è offerto dalla sequenza nella quale a un cliente della casa viene ,letteralmente imbandita una delle pensionanti. Il breve dialogo con un « gorilla » vestito da cameriere ricalca le formule gastronomiche dei ristomnti aHa moda; due sequenze d'immagini successive ma giustapposte da uno stacco offrono allo spettatore prima il corpo nudo della ragazza viva, presentato al cliente-degustatore come un capo di sdvaggina o un pesce di vivaio, e quindi, inanimato, acconciato come vivanda in una salsa color sangue e ultimamente flambé. Questo brano è ti pico in più sensi: esso rappresenta un passaggio per contiguità (i,l corpo prostituito è carne da consumo non meno di quella usata in cucina: l'atto erotico ossia genitale prende le forme dell'atto manducatorio e il ce rimoniale del letto è surrogato da - quello della tavola). Lo spettatore non si trova al cospetto di una metafora ma di una metonimia. Nello stesso tempo la sequenza assume il carattere del gioco di parole, del motto di spirito, del Witz. Come conseguenza, il suo ultimo si gnificato è ironico: la ragazza non è stata uccisa, il sangue è salsa, le fiamme un artificio della casa; il bordello è un bordello ossia un teatro. Il riso e l'osceno « Jeux de feu » è un racconto di citazioni; meglio: è una rassegna di tropi. Ma a quale sistema significante essi sono riconducibili? In una scena del film, alcuni teppisti incaricati di vigilare sulla ragazza rapita gio cano a carte e a un certo punto uno di 1oro dice pres sapoco: « Io sono un'ipotiposi e tu una metonimia... » (cito sempre a memoria). Come nell'enunciato dell'abo rigeno pascarelliano, al primo contatto con gli scopritori 95
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy