Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976
cizzazione: intellettuali solerti esorcizzano ogni futura interpretazione, e, finché sono in tempo - ché ancora le istituzioni disciplinari funzionano - ripubblicano le loro riviste, parlano di sé, si situano, non nel vecchio senso sartriano di « situare e situarsi », ma nel senso della collocazione a riposo, della contemplazione e defi nizione di quello che fu il proprio ruolo intellettuale, di cui si misura coefficiente di impegno, capacità di previsione o di profezia, livello di militanza. L'interpre tazione futura è veramente esorcizzata? L'autore è una firma. La firma può essere su una cravatta o sul foulard che la signorina bene lega alla borsetta, con attenzione, ché si veda la firma. Se l'autore è stato distrutto dalla foucaltiana aggres sione, altrove si ricompone la sua necessità. L'industria «produce» autori: nell'immenso carosello di merci il panorama di oggetti tenta lo streben faustiano. Essere firmato è esistenza: altrimenti l'anonimato. Il produttore si atteggia ad autore: vive solo in un'isola, a lungo chiosa, altera, corregge, dilata la propria scrittura. Pro duce alla fine la sua orca. L'organizzazione editoriale lo vezzeggia, lo adula, asseconda i suoi capricci ottocen teschi, esalta le sue idiosi , ncrasie zitellesche. Essere è imporre a quel!'organizzazione i propri . tempi. Distruggere le bozze. Pynchon, come Dio, non si fotografa. Appare quando vuole, dove vuole. Visibile è solo un numero: il suo conto corrente. Visibile è l'ano nimo pubblico di lettori che a lui affida la missione letteraria dell'esistenza. L'individualità letteraria si struttura come design E' la lampada d'autore. E' la poltrona. L'oggetto. La fir ma che si compra è illusione di appartenenza, sottrazione al silenzio di chi non ha nome. Narcisisticamente autore di se stesso, l'intellettuale interviene continuamente: si fa divo. L'aura non è più 79
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