Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976

formismo di destra si è sostituito un conformismo di sinistra altrettanto soffocante... ». Agamben cita, a questo punto non so quale nobile massima di Nicola Chiaromonte. Sarebbe stato più cor­ retto che avesse citato Indro Montanelli: è a lui che deve la definizione dei contenuti di questo rinnovato « conformismo di sinistra ». Che consiste, ovviamente, nel non protestare ogni giorno per i dissidenti russi. E per i curdi oppressi nell'Irak. Tutte cause degnissime, senza dubbio: ma che cosa accrediti l'intellettuale come professionista della protesta contro il male del mondo, questo non si sa. Lo si può però sospettare: come i ma­ gistrati che odiano il male in astratto e poi condannano il ladro di tre mele, l'intellettuale dovrebbe alzarsi ogni mattina e chiedersi se non ci siano dei curdi da difen­ dere. In questo modo forse farebbe poco per i curdi, ma si riaccrediterebbe - professionalmente - come custode della verità. E' un gioco vecchio, ed è durato non poco: le con­ tesse russe dell'800 piangevano sulle vicende del povero zio Tom, mentre i proprietari americani di schiavi si indignavano per la libertà della Polonia. Le lacrime copiose impedivano di scorgere il male vicino. L'intellettuale che si indigna di tutto è quello che non si impegna su nulla. Se il fenomeno si fermasse qui, quasi non ci sarebbe bisogno di parlarne. Ma ecco che esso interessa anche « la Repubblica ». Già nel primo rendiconto, reso da Scalfari domenica 18 gennaio, si dice che _ il nuovo gior­ nale si propone - rispetto ai movimenti politici, ovvia­ mente parziali, ovviamente limitati, - di « dire sempre qualche verità in più ». Qualche giorno più tardi, viene riesumata una formula « fa quel che devi avvenga quel che può » che chi ha buona memoria riaccredita ad Arturo Carlo ]emolo ed al gruppo di amici (Piero Cala­ mandrei, Tristano Codignola) raccolti intorno a « Unità 76

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