Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976
questo indirizzo che la polemica sul caso Vittorini-To gliatti, eccitata dalla riproposta - in edizione anastatica - del Politecnico, è rapidamente degenerata. Quanti dei dibattiti si sono convertiti, senza che i protagonisti se ne accorgessero, in commedie cinquecentesche, in cui Vittorini era il figlio giovane e ardente ai cui bollenti spiriti animali il barbogio padre Togliatti voleva mettere la mordacchia? Senza rendere giustizia - c'è bisogno di dirlo - né a Vittorini, né a Togliatti, né alla sostanza politica della querelle. Quest'anno il fenomeno ha straripato. Ad un capo dello spettro - che qui si evoca solo per completezza di discorso - un'iniziativa editoriale come « Prospet tive Settanta ». Basta scorrere i nomi dei collaboratori per capire che non ad un estremo dello spettro siamo di fronte, ma allo spettro tout court, il fantasma della cultura da Terzo Programma (buoni sentimenti, ottimi pagamenti) degli Anni Cinquanta. Elena Croce e E.lemire Zolla, Masolino D'Amico e Giorgio Agamben. Nel �u mero 3 (ottobre-dicembre del '75), quest'ultimo, autore qualche anno fa di un libro sulla irrimediabile decadenza dell'uomo, lamenta la decadenza dell'intellettuale. Insi diato dal benessere politico, dall'abbondanza di spazio a sinistra· conseguente al risultato elettorale del 15 giu gno (così come l'altro intellettuale, quello che lo ha pre ceduto di uno, due decenni, era colpito a morte dal fatto che molti avessero la macchina e tutti mangiassero carne la domenica). « Quanto è avvenuto in Italia in questi ultimi mesi » ·_ scrive Agamben - « costituisce da que sto punto di vista, un esempio assai interessante. Lo spostamento a sinistra del baricentro del potere poli tico lasciava infatti sperare un benefico e autentico rin novamento dei principali organi di informazione sui quali aveva pesato fin'allora una cappa soffocante di conformismo. Ma che cosa è avvenuto di fatto? Al con- 75
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