Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976
Oggi il signor capitale vede in crisi il suo Mon, usurato il personale politico democristiano. Cambiare rapidamente apparato politico-ideologico è meno sem plice, certo, che nel '45. Intanto, nell'attesa, la ricetta è ripetibile: facciamo progettare progetti inattuali e inat tuabili: divisione socialista (anzi « comunista » del la voro, lavoro per tutti, quattro ore al giorno a testa, monte premi da totocalcio distribuito a tutti i giocatori (e agli altri); ovvero: per evitare l'inf[azione distribuiamo buoni viveri (E' scritto: da un intellettuale con tutti i carismi, quale l'economista princeps, anzi principis, Nino An dreatta). Nel frattempo, ancora una volta, si vorrebbe le masse non parlassero: che la loro voce fosse coperta da questo ronzare, o frastuono. In attesa che il capitale ricomponga in modo credibile un suo nuovo apparato; e che « gli intellettuali » vengano licenziati, s'intende. Si affrettino, dunque a dir « tutto quello che vogliono», a frastornare il disicorso di fondo: il conflitto di classe, in Italia, oggi, e - né pace né bene - il suo inasprirsi. D'accordo, l'intellettuale torna alla contemplazione: stende il suo sistema di parole e ci va in altalena, tra eleganti trapezi pendolanti sulla deriva della crisi e del caos. E' un esercizio senza mani da sporcare, senza piedi per un appoggio: il tempo è laggiù in fondo. Se guardi in alto, al grande tendone di carta da giornale, puoi vedere le stelle filanti con colori e luci di varia umanità. Parise dice non so a chi, forse alla Ginzburg, che il mondo contadino è molto bello: ha una sua perpetua santità - la Ginzburg o non so chi, forse Cassola, appog giato a un elzeviro, gli risponde sorridendo come la Madonna da un presepe. E' un giro d'altalena: intanto i contadini in qualche fondo di colonia buttano a marcire quintali di frutta; in una provincia cafona sradicano binari da una massicciata; in una valle siciliana mettono 73
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