Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976

tivamente parlate» 14 , e subito fomentando una cono­ scenza inedita della legge, del significante e del suo potere. Il problema è rappresentato dal modo e dalle certezze con cui questa analisi può intervenire in una critica del.1a semiotioa e dell'economia politica del,la fun­ zione segnica. Le ipotesi sono suggestive e inquietanti - secondo la convinzione e la professione. A riformulare la teoria del messaggio e deHe relazioni ,sistematiche ·che ,lo costi­ tuiscono, si preveda l'assunzione di un altro notissimo enunciato lacaniano: il linguaggio umano costituisce «una comunicazione in cui l'emittente riceve dal rice­ vente il proprio messaggio in forma invertita»; e perché sia chiaro che entra in discussione il primo modello semiotico della trasmissione e della ricezione, si rilegga l'enunciato in una formula più tecnica (desunta da una funzione dell'analisi), che considera nel nuovo profilo dialettico del linguaggio la presenza della risposta: «Non v'è parola senza risposta, anche se non incontra che il silenzio, purché essa abbia un uditore» 15 • Del terzo celebre enunciato, che ci confronta direttamente con la discussione del soggetto e con la critica dell'assunzione metodologica, riportiamo una deduzione che investe la materia, vale a dire la contingenza del discorso concreto. «L'inconscio è il discorso dell'altro», si dice; ma la deduzione che privilegiamo si produce in una peripez.ia nell'inconscio come «capitolo censurato», capitolo della storia del soggetto «marcato da un bianco od occupato da una menzogna»: l'pperazione freudiana, che consiste nel restituire «continuità» alle motivaziioni del soggetto, dichiara e copre quel bianco, quella censura, informa l'inconscio come linguaggio in una «interlocuzione» con­ tinua: «L'inconscio è quella parte del discorso concreto in quanto transindividuale, che difetta alla disposizione del soggetto per ristabilire la continuità del suo discorso cosciente» 16 • Opponiamo il profilo - mobile, · mai in- 64