Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976

concreta pratica semiosica è il suo stesso farmato con­ traddittorio » (p. 378). Si sfida la tautologia, se il breviario definitorio ri­ solve solo il « punto di vista» dèl libro che chiude, del Trattato; ma il problema si pone in termini reali: in­ veste il contenuto di una teoria istituita in forme di lavoro e di ricerca, in oggettivo svolgimento: la semiosi è il fenomeno studiato e spiegato d a tale teoria scienti­ fica. Come per la petizione di principio confi gu rata nella discussione di una dichiarazione iniziale (del Trattato), la q_isciplina potrebbe essere correttamente indiziata di tautologismo se la definizione su cui si basa fosse un suo apriori. D'altra parte è preliminare per la ricerca « contraddire costantemente» (p. 18) il proprio modello - e nella discussione appena smessa noi ci occupavamo, non dell'esigenza del modello, ma della sua formalità, della sua logica e del suo potere. Ora nello stesso libro, così conforme e disciplinato al proprio « punto di vista», si ammette che « la semiotica è forse destinata a violare anche i propri limiti naturali per diventare (oltre che teoria dei codici e della produzione segnica) la teoria delle origini profonde e individuali della pulsione a si­ gnificare » (pp. 376-377). Il vero problema è proprio quello del soggetto. Ma non si pane nei termirni di una ·distinzione tra empirico e semiotico: come non S'i può difendere la forma metodo­ logica dell'autonomia, solo collocando oltre l'ambito pro­ tetto dalle distinzioni quell'« attività creatrice di semiosi », quel soggetto profondo, diviso, « costituito dalle pro­ prie pulsioni e dalle proprie costrizioni sociali», che comunque rientrerebbe nell'ambito, avrebbe presa « al­ l'interno di una teoria semiotica», solo come « un con­ tenuto della comunicazione» o come manifestazione « nelle modalità stesse della comunicazione». In questo modo si può solo assicura.rsi una prima risposta all'ipo­ tesi di « semanalisi» elaborata da Julia Kristeva - senza 59