Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976

Assestamenti dell'imperialismo Ogni qualità comunque, sia essa di una specie delle virtù o appartenga a una specie dei vizi, si mente a profitto e si consuma nel consolidare un dominio. Da anni quest'opera assorbe e fomenta la dedizione di Um­ berto Eco, forse una virtù, nella quale ci pareva di scorgere, già agli inizi, •aincora nella fase delle fonda­ zionii, non della scienza - diciamo, se intanto è oppor­ tuno distinguere - ma del suo potere, appunto nell'in­ combenza di determinare la geografia e la strategia del dominio, un proposito di rigore che si esasperava nelle attitudini sove11chie dello zelo. Ma i•l rigore contempla anche la capacità della propria revisione: e questa è avvenuta e si può rappresentare in una sequenza di varianti recate alla figura della globalità della semiotica. Nel Trattato non si dice più che la semiotica costi­ tuisce «l'unica forma di filosofia pensabile» 7 , non si ripete neppure l'«opzione imperialistica», forse perché si ritiene d'averla esercitata: ma si fa chiara e risoluta la tendenza a stabilire la globalità della teoria sulla fermezza dell'impianto metodologico. Tra i volumi delle ricerche nella peculiarità di materie e problemi essen­ ziali e questo discorso generale, il totalitarismo degli enunciati e del sistema si dichiara in un esito e in una forma della coerenza del metodo: ,fa da indizio indiretto per questo ·riconoscimento anche il silenzio che è caduto su passate supposizioni e ipoteche universalistiche. Va da sé che il potere, con cui era torniamo a misurarci, si è fatto più saldo precisamente nell'assumere la forma e la materia depurata della sistematicità propria di una scienza, caipace di «dar conto di tutto» - funzioni e dati del suo ambito - e prima di tutto dei propri lim;iiti (o si dica «soglie», per denominazfone privilegi•ata), in cui si assesta come nel modulo della propria autonomia, pronta sempre a porre in questione quelli «politici», 50

RkJQdWJsaXNoZXIy