Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976

supporto della funzione simbolica, che dal sorgere dei tempi storici identifica la propria persona con la figura della legge» 4. Ammette appena, come irrilevante, il pro­ blema rappresentato dal nodo dell'origine e del carat­ tere, dell'origine che, secondo quanto argomenta Be­ njamin, « benché sia una categoria pienamente storica, non ha nulla in comune con la genesi» 5 • « Si potrebbe osservare che tutto sommato, dal momento che esisteva già linguaggio, c'ern anche cultura e quella che Dio creava era organizzazione, principio di autorità, legge»: il modello ammette e sbriga il!problema in questo modo, perché ha informazione solo ':Per trascurarlo. Assegnato in laboratorio alla pedagogia tli una verifica preordinata, questo Eden nasconde nella su'*-« natura lussureggiante», in una distanza smisurata - « 1Ma chi sa mai cosa è successo in quei momenti» - l'hic et nunc di ogni lingua, di ogni parola. L'inteJ:1detto forse è un erirore che si compie con esattezza, con divina tempestività: svela ai progenitori la natura del linguaggio, li fa capaci di manipolarlo, dà inizio alla « storia della terra». Ma forse, per la stessa esattezza, non è un errore: se Dio lo pronuncia « proprio per far nascere la vicenda storica». Così, l'esattezza di Dio in laboratorio funziona: è ammessa per una dimo­ strazione in cui entra perfettamente; ma non è neces­ saria: si può manovrare il modello in modo da arrivare alla risposta senza contemplare « selezioni contestuali» che, per quanto pertinenti, siano gravate da un ingom­ brante surplus di significazione. I,l semiologo ogni volta si conferma assolutamente p�drone del •suo allestimento - com'è giusto -: ora lo fa, sbarazzandosi dell'esat­ tezza di Dio: « A meno che Dio non esistesse e !'inter­ detto fosse stato inventato da Adamo ed Eva proprio per introdurre nel codice una contraddizione ed iniziare a parlare in modo inventivo. O ancora, che il codice avesse questa contraddizione sin dalle origini e che il 47

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