Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976

camente apprestare in « catene metonimiche», è « limi­ tato e corrispondente alle unità culturali» in possesso della coppia, la quale non lo conosce come inesauribile e non ha « altro da nominare». AA ( =sì) e BB ( =no) - due « operatori tuttofare», secondo la proposta del semiologo - s€mbrano significare la stessa idea del- 1'opposizione: infatti possono dire « permesso/interdi­ zione, oppure esistenza/non esistenza, o ancora appro­ vazione/disapprovazione, ecc.» . La predicazione reciproca delle unità culturali si esprime con l'unione delle se­ quenze corrispondenti: BÀAAB. ABBBBBA srignifica « fa mela è rossa» ( « ma ancp:e mela rossa»). Adamo ed Eva pensap.�, dunque, e parlano per opera e ad invenzione del se�iologo, nei modi prodotti dal suo racconto di una Generazione di messaggi estetici in una lingua edenica 3 • Tutte le accezioni del racconto ri­ spettano la logica di un espediente per la semplificazione strumentale di una verifica : dichi,arano un episodio della ricerca e ne offrono la traduzione pedagogica. Az­ zardiamo questa metodologica ovvietà, per cautelarci contro il sospetto di una ingenua trasgressione: am­ messo che « non esiste lettura innocente», riteniamo di non superare la misura - dell'episodio e della sua pe­ dagogia - nel rilevare che, trascrivendo, momentanea­ mente in una 1labile t'rama di opportunità, l,a memoria della distinta denominazione del creato, il racconto fa parlare Adamo non con l'indipendenza e l'autorità re­ citate dal Genesi - « ... e che qualunque nome Adamo ponesse a ciascun animale, esso fosse il suo nome» -, ma secondo un accorgimento - per un progetto teo­ rico - che sta al posto dell'antiveggenza divina. In questa « situazione primordiale» il semiologo fa da demiurgo: possiede il principio e il destino di tutte le vicende della generazione, e provvede ogni accadi­ mento nella forma che dimostri ciò che si deve sapere. Adamo ed Eva imparano la natura del loro linguaggio 44

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