Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976

Sulla base di questo errore articola un discorso molto distante da quel sociale su cui il giornale, portavoce di istanze politiche di vertice, lo incarica di indagare: sostiene che le femministe dei gruppi extraparlamentari calano nella loro lotta di liberazione la dicotomia pa­ drone-proletario sovrapponendola a quella uomo-donna e approdano in questo modo a quelle comuni di donne che sono nate, invece, dal femminismo radical americano serenamente insofferente dei testi marxisti. Arriva anche a dire che germi di femminismo si rintracciano nel mo­ nachesimo occidentale femminile, quando a tutti è noto che l'ordine del convento, la vita della suora '« sposa di Cristo », ruota attorno a una figura maschile - Cristo appunto e i suoi vicari - tanto più insormontabile per­ ché lontana. Ma gli errori del sociologo non sono ovvia­ mente errori: servono a esorcizzare il femminismo e più ancora a occultare la sua inconoscibilità, la paura di prenderne e darne informazioni, a trasfarmarne il corpo . vivo, e inafferrabile per una o più strade conosciute, in una superficie riflettente i fantasmi dell'organizzazione. In questo modo Alberoni - intellettuale onnipotente perché in grado di collegare la cultura alta della scienza e la cultura bassa dell'informazione giornalistica in si,n­ tesi che si propongono come totalizzanti - obbedisce al suo compito e tranquillizza i suoi committenti: rin­ correndo un provocatorio problema di leadership, bluf­ fando sul separatismo, si sforza di spostare il mutismo o l'afasia femminile dalla donna al suo movimento. ELISABETTA RASY

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