Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976
caratterizza l'inizio del XV secolo, non è, beninteso, in un intento di restaurazione, ma per far giocare dal l'inizio, nella sua relativa prossimità, ancor oggi, uno scarto portatore di .senso. Capire cosa la pittura moderna debba a Cézanne non può farsi che attraverso la com prensione di ciò che Cézanne in una certa misura deve a tutto quello con cui ha rotto. Capire questo gesto di rottura non è possibile se non interrogandolo nella sua divisione, indicandone le alleanze e i conflitti, la nuova punteggiatura storica che propone. Ossia, come nel 1-940 dei bambini insinuandosi in una spaccatura penetrano per la prima volta nella caverna di Lascaux. •Come questa effrazione storica di circa 200 secoli sfiori allo stesso tempo il « gesto» di Cézanne e la « scienza» di Alberti, per fare oggi ritorno e senso dall'uno aU'altro. Per illustrare quanto sopra, prenderei in considera zione con Alberti la nascita •di una volontà detta scienti fica che tende a ridurre, richiamandosi ad Aristotele, questo grande altro che si chiama natura; volontà che, su altre posizioni, si scopre essere in numerosi punti quella di Cézanne e di certi artisti contemporanei. Ricor derò, nella stes · sa prospettiva, che, sul piano tecnico, per Alberti la linea deternnina H senso che il colore viene a riempire in seguito, e anche la posizione denegata della verità dell'insieme: « Ma vuol questo dire che, per pre ferire tale o tal'altra ,di queste donne tu debba giudicare che le altre non siano punto nobili e bel1e nella foro forma? Certo no. H fatto che tu ami questa donna in particolare dipende da una causa particolare. Qual è questa causa? E' quel che non tenterò di scoprire». (« Trattato d'architettura»). Quando, commentando una sentenza di Filostrato, André Chastel ci dice che per l'umanista: « L'arte rinchiude un "discorso mentale" quanto meno pari a quello delle discipline liberali e che la "verità della natura" non appare senza l'intervento 163
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