Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976

colari, occupare nel suo ,rapporto al tutto della realtà sociale una posizione che nella sua stessa ambiguità bisogna ben deffoire arretrata, ritardataria? Parados•so? Ci soffermeremo tuttavia sulla questione. E coglieremo l'occasione per soffermarci anche sul perché il capitale istituzionale e il capitale privato si disputino l'acquisto delle trasformazioni fqrmali della pittura (di Pollock per esempio) allorché essi si aLleerarnno piuttosto per resistere il più possibile a ogni -reale proposta di tra­ sformazione ideologica. Che cosa rappresenta dunque questa pittura, quest'oggetto formale, cioè ideologica­ mente determinato, per essere in quanto oggetto al cen­ tro di investimenti così spettacolari e, in quanto, se mi si concede l'espressione, « progetto », la preda di una denegazione così feroce? Per c omprendere tutto ciò bi­ sogna abbordare una questione che le manifestazioni ultra-avanguardistiche dell'arte moderna vengono aid agi­ tare senza per questo dissolverla, e cioè: qual è oggi il rapporto dell'arte con le istituzioni. O, per essere più precisi, formulare che le produzioni artistiche non sono il fatto di puri spiriti trascendenti ma di uomini e donne che si vivono in un modo dato, in una società data, e che la questione che ci oocupa, quella del rapporto dell'investimento alla denegazione, dipende anche neces­ sariamente dalla parte che tale o tal'altra forma sociale fa al soggetto e ai suoi investimenti. Sappiamo il ruolo che la religione ha svolto stori­ camente nell'organizzazione di un processo di questo tipo. Direi che in un certo senso la domanda che ci si pone oggi può esser fatta risalire alla -separazione della Chiesa e dello Stato. Dobbiamo chiederci. che cosa aUora, nel prooesso che costituisce iil rapporto tra il soggetto e lo Stato,· prenda il posto mediatore della religione e, se c'è ancora mediazione, quale sia il soggetto di questa nuova mediazione? Domanda insensata, folle, se si pensa 151

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