Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976

sottili raggiunge la pratica di straordinari scrittori cui l'apparato editoriale nega oggi ogni sbocco, ma comin­ ciano a occhieggiare intanto da pagine di rivista: penso al testo di Del Tredici, Targagatari, che ha cercato le vie mortificanti del premio « L'inedito », o a quello di A. Santacroce, rifugiatosi intanto nel << Piccolo Hans », o all'opera imponénte e nuovissima di uno scrittore che non vuol essere nominato e che la stessa rivista si pre­ para a strappare all'anonimato del silenzio. E' forse tutto un lavoro poco appariscente, « dal basso ». Mentre «dall'alto» cadono purtroppo i giudizi cosmico-storici di Philippe Sollers sull'Italia come sulla psicoanalisi, sul fascismo come sulla religione, sulla politica come sul mondo. Perché è sul mondo che cade la condanna soller­ siana della deliberazione dell'OiNU sul sionismo, con­ danna che non distinguendo problema ebraico, problema di Israele come stato avamposto dell'imperialismo ame­ ricano e ideologia sionista, porta le tesi della destra israe­ liana a livello di filosofia della storia. Per rispondere alla piccola nota posta in fondo alla pagina 17 dell'ul­ timo « Tel Quel» direi che tra il fatto che le femministe possano fruire di un romanzo come H col lacerarlo e quindi inverarlo nella sua materialità testual€, e la de­ nuncia del filosionismo di Sollers sulle pagine dell'«Uni­ tà» passa tutta l'inquietudine che l'uso ossessivo che «Tel Quel» va facendo di Soljenitsin e della questione dei campi in URSS suscita in chi vorrebbe continuare a riconoscere in quel gruppo di intellettuali di avan­ guardia dei compagni nella lotta teorica e pratica per e non contro il comunismo. Motivi di critica e anche di angoscia ci sono, ma vengono ben più calzanti dalla stessa analisi marxista che non dall'agitazione di ban­ diere con troppe stelle. Quello che ci chiediamo in defi­ nitiva è: dove va « Tel Quel»? Sergio Finzi

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