Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976

«... o forse fino a dopodomani» continuò il Ranocchio impassibile, come se niente fosse suc­ cesso. «Come debbo fare per entrare?» domandò Alice ancora una volta. Adesso cominciava a per­ dere la pazienza. «Ma devi proprio entrare?» domandò il Ranoc­ chio. �, Questa è la prima questione da risolvere». Era giusto. Però ad Alice non piaceva sentir­ selo dire in quel modo. «Il modo di ragionare degli animali è terri­ bile» disse tra sé. «Ci sarebbe da diventar pazzi!» Il Ranocchio pensò che fosse venuto il mo­ mento di ripetere la sua lamentela, cambiando però quailche parola: «Mi toccherà di restarmene seduto qui per giorni e giorni.» «Ma io che cosa debbo fare?» domandò Alice. «Fa' quello che ti pare» rispose il Ranocchio. E cominciò a fischiettare. «E' inutile che continui a parlare con lui» disse Alice disperata. «E' completamente pazzo, poveretto! » Perciò si fece coraggio, spinse la porta ed entrò. La porta dava direttamente su una grande cu­ cina piena di fumo in ogni angolo. La Duchessa stava in mezzo alla · stanza, seduta sopra uno sga­ bello a tre gambe e cullava un bambino. La cuoca era curva s . ul fornello e rimestava una grande pen­ tola dalla quale arrivava un odore di zuppa.» (Alice nel Paese delle meraviglie). L'analista partecipa e del servo, «oggetto» residuo, e della «piccolezza», primo simbolo metonimico - si trova infatti su una linea di spostamento - nel grafico del desiderio. Cameriere dall'ascolto distratto fuori della porta dell'inconscio dell'analizzante, non ne possiede le 13

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