Il piccolo Hans - anno II - n. 8 - ott.-dic. 1975

lo «spostamento» (Entstellung!), operato a,l fine di attri­ buire il significato di «forza produttiva del lavoro» aJ termine «produttività del lavoro» (che verrebbe in tal modo a denotare quel che, di solito, contraddistingue la «forza produttiva del lavoro» e cioè: «il quantitativo di valori d'uso fabbricati nel processo di produzione materiale entro una deternninata quantità di tempo» 5) resta automaticamente sganciato da ogni comprensibilità oristica (da opurµ6c; = definizione) il fondamentale con­ cetto di « forza produttiva del lavoro». La definizione fornita dal Mine a pag. 140 del suo trattato ne è, del resto, una prova disarmante: degradando la « forza pro­ duttiva del laivoro» a mera «capacità di produrre valori d'uso, prodotti o servizi a carattere materiale», l'econo­ mista polacco annulla di fatto qualsiasi differenza speci­ fica tra la nozione di « forza produttiva del lavoro» e quella di « forza-,lavoro», (« capacità» di cui si serve il lavoratore « ogni volta che produce valori d'uso di qual­ siasi genere» - cfr. Il Capitale, libro I, vol. I, pag. 184) e finisce col rivelarsi vittima di quella stessa limitatezza borghese che non tratta la « frnrza» come espressione quantitativa di un rapporto, ma si ostina ad usarla nel- 1'accezione platonico-antropomorfica di « potere che muove» 6 • Capo 2 ° Qual è, dunque, i,l « cane taylori'sta» di oui si serve ill cacciatore Solovev per acciuffare il suo fantasma «antintensificatore», prima che questi possa andare a rHeggersi in buona fede qualche riga ,del « Capitale »? È presto detto: « Dalla formula (2) e dalla fonmula (6) - si legge a pag_ 26 di ' Produttività e socialismo ' - deriva in­ tanto che: p . I Pt (8) F F 7

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